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domenica 3 dicembre 2017

Il bue, l'asinello e Pikachu





Alla fine delle nostre feste partivano The Doors, Jim Morrison ci cullava con «The end».
Se Ciano fosse qui gli direi di preparare il vinile.

Alluxinati fuga dalla provincia è nato; ora, da padre responsabile, devo farlo camminare e crescere. Ci saranno ancora incontri pubblici, il 7 dicembre a Castegnero in cantina Costalunga, il 13 dicembre a Longare in sala Consigliare, poi vedremo.

Qualcuno mi ha già scritto in alluxinati@gmail.com e mi sono stati già segnalati errori.

Incredibile, considerando quanto e quanti lo hanno letto prima della stampa.

Così scopriamo «Gost» senza H, «sceneggiature» invece che «scene», «trovarti» al posto di «trovarmi».

Una volta si stampavano le errate corrige, se continua così sarà un libro in appendice.

Natale è alle porte, ci stiamo attrezzando per montare l’albero.

In realtà preferisco il presepe, quello sì che fa parte della tradizione. Si andava a muschio raschiando cortecce, lavoravamo come matti costruendo capanne con pezzi di tronchi, piccoli stagni con gli specchi e alberelli piantati su fettine di tappi di sughero.
Poi si infarinava tutto e si stava lì ad aspettare l’arrivo dei re magi, domandandosi cosa cavolo fosse la mirra.

Abbiamo continuato con la tradizione del presepe coinvolgendo i figli, quando ancora il presepe li stupiva. Un anno, addirittura, abbiamo vinto un piccolo concorso in parrocchia. Ricordo che sotto l’albero, tra i regali, avevamo messo una piccola collezione di Pokémon: mio figlio era raggiante. Dopo Natale vennero a fare le foto del concorso dei presepi e poi ci chiamarono in parrocchia. Sullo schermo vennero proiettate le foto.

Per noi fu una sorpresa vedere il nostro presepe tra i premiati e la foto a dimensioni enormi ci riempì di gioia e di stupore. Scoprimmo solo allora che al posto di Gesù bambino, nella mangiatoia, c’era Pikachu.

A casa nostra festeggiavamo un dio alieno.

Dopo il Natale la grande attesa era la Befana, più di quanto non fosse atteso Babbo Natale. L’asinello della Befana surclassava le renne della slitta. L’asinello lo potevi vedere, passava insieme con le pecore e lo riconoscevi. Le renne volanti non mi hanno mai convinto.

Così la notte dell’epifania, fuori casa, posavi un secchio con l’acqua e un po’ di fieno per l’asinello. Dentro preparavi una tazza di caffè e la bottiglia di grappa. La befana, si sa, non è astemia. Appendevi le calze a dei chiodi piantati nel camino. La mattina dopo il caffè era bevuto, la grappa anche, l’asinello aveva rovesciato il secchio e gradito il fieno. Le calze erano nodose e gonfie, qualcuna si muoveva.
Mio padre ci metteva dentro anche un piccolo coniglietto vivo che poi diventava il tuo cucciolo.

Almeno fino a quando pesava tre chili.

Nelle calze trovavi cose banalissime, ma le storie di mio padre nello svuotarle, quelle sì erano incantevoli.

Mi piace pensare che qualcuno a Natale, o dentro a una calza appesa al camino, regali Alluxinati: sarebbe una soddisfazione.





Questo blog ora si concede una pausa, rimane attiva la pagina facebook Alluxinati e la email, dove potrete segnalarmi altri errori, che magari, se ci sarà una ristampa, saranno corretti.

Ma ho un’altra proposta da fare: costruire la tribù degli alluxinati.

Inviatemi storie, racconti brevi, anche a voce, fate un file mp3 e speditemelo.

Li avvolgerò in una rete di parole, e ve li restituirò. Deciderete poi cosa farne, tenerli per voi o condividerli.

Potrebbe tornare un blog diverso, fatto di storie anonime ma non senza anima, di racconti che non sono inventati ma condivisi. Solo chi li ha vissuti si riconoscerà. Potremmo creare una riserva di emozioni a cui attingere per ricaricarsi.

È solo un gioco, un passatempo, la tribù degli alluxinati potrebbe diventare una zona franca di scambio di storie, le nostre storie. Mettersi in gioco e condividere, non ci sono rischi, non ci sono inganni.

Esiste la banca del tempo dove ci si aiuta scambiandosi ore lavoro.

Propongo di costruire una banca di storie con scambio di emozioni.

Restiamo in contatto.




domenica 26 novembre 2017

24 novembre 2017





Tutto è passato in un lampo, un guizzo veloce come lo scorrere di un treno che si annuncia da lontano, poi arriva e passa, rapido e assordante, e quello che lascia è una folata d'aria e un rumore che via via si spegne.


Sarà così anche per Alluxinati? Vedremo: il sasso è lanciato, che ne sarà, ora, dipende dai lettori. Piacerà o no? Sarà adeguato alle aspettative?

Ma la serata del 24 novembre 2017 rimarrà nella memoria di chi c'era.

Ci siamo divertiti tutti, abbiamo visto sorridere e ridere fino alle lacrime anche Alessandra Agosti, che con competenza e garbo mi ha intervistato; tutti hanno ascoltato la sonora e irresistibile risata di uno spettatore avvolto nel buio delle prime file e che invano quelli che erano vicini cercavano di zittire.

E Alberto che ha letto, con guizzi da mattatore, alcuni pezzi del libro.


Chi c'è stato tornerà a sorridere alla vista di un piatto e di una forchetta.
Sul palco disadorno del Cinema Lux siamo riusciti a far scorrere immagini di parole e azioni mute degli incredibili Homo Ridens, dei quali tanto si parla in Alluxinati.
Quello che mi rimane è un grande senso di gratitudine per tutti, anche per chi si è fidato e ha deciso di comperare il libro.
Nelle vesti di autore mi sono trovato, con grande imbarazzo, a scrivere dediche su libri di amici, di compagni di scuola e di sconosciuti che si sono fidati.



Ma mi sembrava poco limitarmi alla firma, allora ho aggiunto frasi, scritte in fretta.
Così, per colpa mia, ora arrivano foto con le dediche più curiose o incomprensibili.

E con orribili errori, come quello nella dedica alla mia amica tanghera GaBBriella, con due b, e quello per la mia compagna di scuola, Lucia, ma si chiama Marina, e Lucia è parte del cognome.
Voleva una dedica mancina, perché scrivessi come quando ero bambino.
Gli amici di un tempo, te li ritrovi lì: sai di conoscerli ma non ti ricordi il nome, come con Moreno, che arriva e vuole la dedica e tu sei costretto a chiedergli il nome e lui ti guarda triste e ha ragione.
Nelle prossime occasioni scriverò solo "grazie", oppure "un abbraccio". A cercare di essere originali si rischia di rovinare un libro.  


Quindi GRAZIE e UN ABBRACCIO, sto già imparando.
Le prossime occasioni di incontro saranno il 7 dicembre a Castegnero, presso la cantina Costalunga e il 13 dicembre a Longare, presso la Sala Consiliare del Comune.
Non ci saranno gli Homo Ridens, peccato per chi ha perso l’occasione.

sabato 18 novembre 2017

ANSIA



Xanax, Lexotan, Tavor, En, Ansiolin, Rivotril, Aprazolam, Lorazepam, Diazepam e tutte le benzodiazepine in genere sono ansiolitici, e non li ho mai usati, finora.

Nel mio ruolo di regista cerco di gestire l'ansia che provoca una prima teatrale per gli attori, ma io sto al sicuro, non salgo sul palco e un'idea di come andrà la prima ce l’ho.

Ma questo è un libro e ci metto la faccia, è stampata sull’aletta della quarta di copertina, hai voglia a nasconderti col cappello, non puoi.

Allora scopro l'ansia e sogno un Teatro Lux vuoto.

Immagino che i dieci scatoloni di libri consegnati dal corriere finiranno nel magazzino delle cose sbagliate. Mi viene in mente la fine del film I predatori dell'Arca Perduta: dove portavano la cassa con l’Arca dell’Alleanza, da qualche parte lì in mezzo ho visto i miei 10 scatoloni.

Per fortuna ci sono gli amici, quelli che hanno già letto il libro, che mi incoraggiano; ho chiesto loro un parere.
Qualcuno di simpatico ha pensato di inviarmi una foto esplicativa dimostrando grande capacità di sintesi.

A proposito, mi farebbe piacere ricevere le vostre opinioni: potete scrivermi all’indirizzo email stampato nel libro o collegarvi alla pagina Facebook «ALLUXINATI».

Giovedì mi ha chiamato una giornalista per intervistarmi. Ha fatto domande che mi hanno costretto a riflettere, anche sul perché scrivo. Pensandoci ho scoperto che è una mia necessità, una finestra nella mente da aprire su praterie di parole da cogliere ed incasellare per costruire una storia. Una specie di scrittore «en plein air» che invece del pennello pigia sulla tastiera.


È sempre piacevole farsi intervistare, ed è un poco emozionante. Si è tesi all’inizio, poi le domande ti aiutano a spiegare l’origine del progetto, il motivo per cui lo hai fatto. Quindi ti rilassi e magari dici cose che non andrebbero dette, informazioni su chi ha fatto cosa e che sarebbe meglio tacere. Così ti ritrovi alla fine dell’intervista a supplicare l’astuta giornalista di non scrivere notizie che andrebbero taciute. Intanto rimani col dubbio fino a martedì quando uscirà il Giornale di Vicenza e, nelle pagine dell’inserto Tam Tam,  potrai scoprire se le tue suppliche hanno impietosito la giornalista.





C’è stata una chiacchierata anche con l’editore, sulla questione del prezzo. Volevo un costo più basso possibile, dai 16 € proposti sono riuscito ad arrivare ai 14 €.
«Meno non si può, ne rimette anche il valore del tuo lavoro, rischi di svalutarlo». «Allora vada per i 14» «Procurati moneta per il resto»

Non ci avevo pensato.

Quindi vi prego: chi intende esserci e ha voglia di comprare il libro si attrezzi con la moneta.
Il libro sarà disponibile da subito alla cassa, poi dicono che dovrò fare delle dediche e gli autografi. Mi viene da ridere a giocare all’autore che fa autografi.

Una mia compagna delle elementari vuole che firmi con la sinistra, vuole una scrittura incerta da fanciullo, come mi ricorda.

Non sa che anche se scrivessi con la destra la scrittura risulterebbe lo stesso incerta. Non ho mai smesso di essere un bambino e non credo che siamo fatti a strati come il pasticcio.

Prima uno strato bambino, poi ragazzo, uomo, vecchio, no, non sono fatto così, non sono un uomo pasticcio, sono piuttosto un uomo minestrone dove, a frugare, trovi i pezzi che servono, il bambino o il vecchio.


Venerdì 24 Novembre è alle porte, le porte del Cinema Teatro Lux in questo caso. Ci sono 372 posti a sedere, mi sembra impossibile che tutti saranno occupati ma spero che, per chi verrà, sia una serata da ricordare, e spero che l’ansia svanisca. Sono certo che svanirà a contatto con il Lux, che per tanto tempo mi ha accolto.



Ovvio, spero che ci troveremo in molti. 

Purtroppo so già che tra i tanti un mio caro amico non potrà esserci, ha avuto un impegno imprevisto e non desiderato, ha dovuto partire senza neanche il tempo per salutarci.

Pazienza, so che non è stata colpa sua.



sabato 11 novembre 2017

Amori Dispari e un appuntamento


La data è stabilita. 

Venerdì 24 novembre al cinema teatro Lux di Camisano Vicentino

Così poi smetterò di rompere i maroni al mondo.


Nel  frattempo continuo a farlo e con risultati apprezzabili. Tra questi considero anche un’apparizione di alcuni eroici Homo Ridens. Con qualche insistenza e qualche precisazione saliranno ancora sul palco del Lux per cinque o forse sei sketch. 

Ci contavo e sarà un piacere.

Così ci siamo ritrovati in cinque per provare. Prima abbiamo riguardato un video. Nel video avevamo tutti i capelli, e abbiamo anche notato che la nostra valletta aveva un fisico niente male. «Però, che corpicino, e non ci abbiamo mai provato!» «Infatti, era quello che mi domandavo anch’io». Ad averlo saputo prima.


Questi sono gli amori dispari, quelli che sarebbero potuti accadere ma non succedono, perché lei ti aspettava me tu eri distratto. Poi tu la cercavi ma lei era già andata via. È capitato anche a me un amore dispari, ci siamo dati appuntamento, per l’occasione sono andato senza gli occhiali da miope. Lei, miope, ha avuto lo stesso pensiero ed è arrivata senza occhiali. Siamo rimasti di fronte a guardarci senza vederci, una su un lato della strada e uno sull’altro. Delusi siamo andati via e non ci siamo più cercati. Fino a scoprirlo anni dopo, entrambi operati agli occhi, entrambi felicemente sposati, non tra di loro.


Anche gli Homo Ridens hanno vissuto un amore dispari, un grande amore dispari: quando loro c’erano mancava il Teatro Lux, quando il Lux è tornato gli Homo Ridens sono spariti.


Così abbiamo riguardato il video dei giovani Homo Ridens, quelli che pensavano di spaccare. Alla fine ci siamo guardati e abbiamo stappato un paio di bottiglie. Ci sono servite per buttare giù la scaletta degli sketch. «Game Over lo facciamo?» «No, si suda troppo e non ho voglia.» «Facciamo Alluxinati, ci starebbe bene.» «Non abbiamo più le musiche e ci mancano persone.» «Allora cosa facciamo?» «Non lo so ma facciamo qualcosa.» Mi pareva di averla già sentita ‘sta storia.



Poi abbiamo iniziato a provare, e con i movimenti sono ritornate le battute, l’allegria, l’energia e la grinta. È ancora tutto dentro di noi, i passi, i gesti, il ritmo. Tutto impresso in modo indelebile, tatuato nella nostra anima.


Così rinasce il gatto in amore, travolto dall’auto ma mai morto. Ammetto che ora è un gattone bello grosso, ma c’è.  Ritorna il nipponico ninja con i suoi movimenti atletici, anche se quello che una volta era un finto mal di schiena ora è molto più realistico, pare vero. Ritorna la camminata sensuale della presentatrice muta, con l’esperienza supplisce alla tonicità ed è un bel vedere. 

Solo la scena dei paracadutisti lascia un poco tutti perplessi. Insisto, è la chiusura necessaria, si deve fare. Si saltella ancora per farla, su una gamba sola per tre minuti. Ci proviamo, ci riproviamo, poi valutiamo che in fondo si può saltellare anche su due gambe. Qualcuno chiede se c’è un defibrillatore nelle vicinanze. 

Per scrupolo mi sono informato, c’è.


Così venerdì 24 Novembre presenterò il libro, sarà una serata divertente, un’occasione per farsi due risate. Grazie ai gestori del Lux che condividono la proposta, grazie ad alcuni sponsor che sostengono il progetto.


Speriamo nella buona sorte.


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domenica 5 novembre 2017

manco fossi Richard Gere



questa foto non va bene per il libro


Vogliono una foto. Una foto da mettere sulla copertina. Ho inviato delle foto tessera, mi hanno risposto di inviare quelle vere e non gli scherzi. 

E pensare che le avevo cercate con cura tra quelle che uso comunemente.

Così sono andato da un fotografo vero, uno di quelli con lo studio fotografico, non l'amico che chiami a fare gratis le foto alle cerimonie.

Sono stato chiamato anch'io una volta. Mia nipote Vale aveva la cresima, io una Canon 505 reflex.

Alla sua cresima ho fatto i primi trentasette scatti. Poi ho capito che c'era qualcosa che non andava, avevo messo una pellicola da ventiquattro pose e non potevo avere fatto trentasette scatti. Infatti la pellicola non si era agganciata, ma ormai la cerimonia era finita.

Ho dovuto chiedere al prete ed ai chierichetti se aspettavano che dovevo rifare le foto. Mia nipote si è messa in posa assieme ai genitori. 

Nella foto si vede ancora lo sguardo assassino che mi rivolge mio fratello.

Prima che inventassero i selfie le foto si facevano con le reflex e l'autoscatto. Non si stampavano, si facevano diapositive che poi proiettavi sul telo con gli amici. Perdevi metà serata a girare quelle storte e a disincagliare quelle che si incastravano.

Ho in soffitta una valigia piena di attimi rubati al tempo, che il tempo si sta riprendendo un poco alla volta. Non credo di essere l'unico. 

Faccio parte della generazione in bianco e nero, quella che poteva scegliere solo sulla scala di grigi. La generazione della foto di te bambino nudo sul lettone, dove tutti poi ci pisciavano durante lo scatto.



                                                   ultimo pezzo di copertina
                                              
                                         se vuoi puoi comporre il puzzle e vederla


Quindi sono entrato nello studio fotografico. C'era addirittura il set, teli bianchi ovunque e uno sgabello, fari davanti e dietro.

Mi era stato detto di portare vari tipi di vestiti, camicie, magliette, cappelli, giacche e altro.

Non ho un armadio così fornito, ho portato quello che potevo. 

Aperta la valigia il fotografo ha guardato con occhi tristi i vestiti e scelto due camice e i cappelli.

"Ma tu li indossi questi cappelli?" " sì" " davvero?". Io porto i cappelli, specie d'inverno o con la pioggia. Sul fuoco metto sempre le pentole con i coperchi, così anch'io giro col coperchio, sto più caldo. 

Cominciamo con gli scatti. 

"Siediti, alzati, muoviti, cambiati, con il cappello, senza cappello, con la camicia, senza camicia, con le mani, senza mani, tira la camicia, chiudi la bocca, piega le orecchie, sorridi, parla, piangi, ridi, cammina, siediti, alzati, guarda su, giù, fuori, dentro"




Un'ora di scatti, poi ci siamo fermati. Mi ha detto che forse verranno sviluppate dieci foto adeguate.

Le girerò a Kate e vedremo cosa sceglierà.

Sto pensando che posso dormire tranquillo, in caso di precoce dipartita, ho del buon materiale da dare al beccamorti.


Ovviamente non sarò io a darlo.



Ho creato una pagina facebook per dare informazioni riguardo la pubblicazione del libro ed altri eventi ad esso collegati, puoi dare mi piace , mi farebbe piacere. Grazie

domenica 29 ottobre 2017

Biografia di un bradipo




                                                           pezzo di copertina

Mi hanno chiesto la biografia.
Già scrivere il riassunto di un libro è un’operazione complicata, come si fa a scrivere il riassunto di una vita?
Ecco un motivo per cui preferirei avere vent’anni, o anche trenta. Ma ormai ho una certa età e di cose me ne sono successe tante.
Ma poi, di me, che cosa gliene frega alla gente? Quello che conta dovrebbe essere la storia, il racconto, non la mia vita. Se mai il libro verrà letto spero piaccia per le storie raccontate, non per la biografia del suo autore.
Vi è mai capitato di sentir dire: «Ho letto un libro che, guarda, il libro è stupidino, ma leggere dove è nato e cosa fa l’autore è una roba micidiale!»?
Secondo me leggere, scrivere dove è nato, che mestiere fa l’autore è solo una tradizione consolidata, si fa perché bisogna farlo, ma non credo interessi più di tanto ai lettori.




Cosa ci scrivo? Quello che mangio, quello che cucino, come dormo, se mi alzo col piede destro oppure con il sinistro? Interessa a qualcuno sapere se preferisco il salato al dolce? Se preferisco il Cabernet al Rabosello?  L’Aperol o il Campari?
Come posso sintetizzare la mia storia in poche righe?  Nessuno può riuscire a sintetizzare la sua vita in tre righe, solo le lapidi al cimitero lo fanno e se continua così sulla mia scriverò se rinasco ci rinuncio.
Neanche un bradipo può sintetizzare la sua vita in tre righe, lui che è l’animale più lento al mondo e anche il più sereno, e questo dovrebbe insegnarci qualcosa. Anche la sua biografia sarà lenta, ma non corta.
Comincio dalla nascita o dalle attività teatrali? Racconto del mio primo bacio, rubato grazie a un papavero raccolto in un campo, parlo della mia famiglia, nella quale sono figlio unico con quattro fratelli?
Solo a parlare della mia famiglia ci vorrebbe un romanzo, la situazione è così complicata che ancora adesso non ho capito come potessi avere tre nonne.
Del mio lavoro non parlo, rischio che tutti mi scrivano per informazioni su adsl, fibre ottiche o bollette troppo saporite.
Forse interessa di più l’aspetto artistico, ma è solo un hobby, un passatempo. Se andassi a pescare interesserebbe a qualcuno sapere cos’è la pesca all’inglese o la pesca al tocco?
Però scrivere nella biografia che fai teatro, scrivi commedie e sei regista dà quel tocco in più. È vero che faccio tutto questo, ma vivo lavorando con un furgone e con le mie minimo otto ore al giorno, usando scale e strumenti strani.
Il principe Antonio de Curtis, Totò, diceva: «Con l'Altezza Imperiale non ci ho fatto nemmeno un uovo al tegamino, mentre con Totò ci mangio dall'età di vent'anni».
Comunque la biografia va scritta, serve per dare al lettore informazioni sull’autore, allora la scrivo.

Biografia


Nato a Vicenza

autore teatrale e regista amatoriale

impiegato tecnico nelle telecomunicazioni.


Credo di avere detto tutto quello che serve.


Adesso devo anche cercare la foto, spero almeno mi assomigli.


domenica 22 ottobre 2017

alla fine è arrivato l'editor



pezzo di copertina


Alla fine è arrivato l’editor


Le sorprese arrivano anche per e-mail. In realtà non era una sorpresa, piuttosto una attesa.

L'e-mail dell'editor è arrivata. Alluxinati_revE1, l'allegato ha questo nome. Dovrò rispondere con un Alluxinat_revA1, dove E sta per editor e A sta per autore, cioè io. 

Non so se vi ho già detto che ho scritto un libro.

Allora mi prendo un po’ di tempo, sono curioso di aprire l'allegato ma mi piace immaginare cosa ci sia dentro.

Come con i pacchi dei regali; c'è chi li apre subito strappando i nastri e la carta, chi li apre con cura, con piccoli movimenti graziosi per non rovinare né i nastri né la carta. A volte qualcuno li scuote per cercare di intuire, dal rumore, il contenuto.

Regalai alla mia fidanzata, futura moglie, una collanina d'oro. Cercando di essere originale comperai un piccolo barboncino azzurro di peluche, avvolgendo la collanina al suo collo.

Non incartai il peluche, semplicemente lo nascosi dietro la schiena. Appena lei aprì la porta le consegnai il regalo. In effetti gradì molto la sorpresa e il barboncino venne posato in bella mostra sopra il mobile del salotto.

Circa un mese dopo le chiesi se le era piaciuta la collana d'oro. "Quale collana?".

Ammetto che non era molto vistosa, era piatta e abbastanza lunga da fare due giri attorno al collo del barboncino. Ma lei non l'aveva notata e le sarebbe bastato il finto cagnolino. Ad averlo saputo!

Alla fine ho aperto l'allegato revE1. Sono rimasto sorpreso e soddisfatto. L’editor mi aveva detto che avrebbe fatto le correzioni in rosso, ma era tutto nero, nessuna modifica, tutto perfetto!

Avevamo fatto davvero un bel lavoro di squadra, eravamo riusciti a scrivere in modo corretto. Bravi.

Prima di rispondergli che potevamo andare in stampa, per scrupolo, ho riletto la mail.

Mi spiegava di aprire il file in modalità revisione.





Penso che forse finirò a Natale. 

In pratica non c'è una pagina senza scritte rosse. Non capisco cosa ci trovino di piacevole gli editor a rovinare in questo modo i libri degli altri. 

Raccontano che in ortopedia per riaggiustare ossa che si sono mal saldate le rompano a forza. Secondo me il mio editor sarebbe un ottimo ortopedico. 

Qualcuno mi aveva avvisato e aveva ragione, dicono di fidarmi e che lo fa per il bene del libro.

Ha smontato tutto e adesso devo ricostruire. 

Quale altra scelta ho? Ha detto che il libro gli piace, per fortuna. 







domenica 15 ottobre 2017

Si....no...ssi mah!

                                                      
                                                      




  pezzo di copertina

Mi chiedono di scrivere la sinossi, sapevo di doverlo fare solo non ne avevo voglia.
In pratica un riassunto del libro, non solo, deve essere accattivante e incuriosire il lettore.

Pensavo bastasse il titolo: Alluxinati, invece no, serve la sinossi, il riassunto accattivante.

Il libro è già un riassunto di alcune storie, fare il Bignami delle storie verrà fuori un paio di righe che non dicono niente.

E poi il fatto che bisogna scrivere.

La scrittura non è un’azione che succede a comando, prima deve esserci una storia da raccontare. Non è semplice aprire una pagina word, bianca, immacolata, e scriverci cose. L’impressione è di sporcare un foglio, se non hai idee giri a vuoto.

Scrivere per me significa accumulare una massa critica di emozioni, storie, situazioni che poi sfociano e irrompono su di una pagina in forma di parole. Come una diga su di un lago, si apre solo quando il livello dell’acqua ha raggiunto il culmine. Una volta iniziato tutto diventa più semplice, ma non hai limiti matematici al numero di parole, non hai restrizioni, scrivi in libertà, poi rileggi, limi, ceselli.

Non sono in grado di scrivere su ordinazione.

Scrivere succede per una necessità creativa non dopo un ordine diretto, ma bisogna scrivere la sinossi, il riassunto.

A scuola, prima di alcuni compiti scritti, matematica sopratutto, usavo delle strisce di carta lucida, con la china nera ci scrivevo le formule, i diagrammi, le funzioni. Poi le arrotolavo fino a farle diventare piccole pergamene di 3 o 4 centimetri. Le nascondevo in tasca e, non visto, le andavo a scorrere nella ricerca della formula magica per trasformare un 4 in un 6. Purtroppo il più delle volte non riuscivo a trovare quello che mi serviva, era scritto troppo in piccolo. Forse anche per questo sono stato rimandato a settembre in matematica. Dalla prima superiore alla quarta. In quinta non c’era matematica. Ricordo che su un compito ho preso 1.
Sto divagando devo scrivere la sinossi.


Ho buttato giù delle righe.

Sinossi di Alluxinati

Siamo gente di provincia, e per chi nasce ai margini è tutto più complicato.

Un gruppo di ragazzi tenta di eludere la morsa che alla fine li avrebbe bloccati adulti in una avvolgente gelatina di responsabilità. La gestione di un cinema parrocchiale diventa la via di fuga. Il teatro offre loro una serie di avventure commoventi, divertenti e a tratti rocambolesche. Convinti di avere un’energia inesauribile, riusciranno a girare l’Europa con vari mezzi, alcuni dei quali improbabili, nel tentativo di imporre al destino la loro regia.

Mah…


Basta che funzioni, speriamo che sia così. Woody Allen ci ha fatto pure un film nel 2009



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domenica 8 ottobre 2017

Alcune parole che non ho scritto

                                                   


                                             pezzo di copertina

Alcune cose, nel libro che uscira', non sono state scritte.
Per vari motivi: autocensura; dimenticanze, velate minacce.

Tacerò le storie censurate, sarebbero inopportune e urterebbero la sensibilità di alcuni.
Alcune cose cassate per minacce non le racconterò, per evitare vendette.
Tra queste la storia di un sacco a pelo perduto in un parco a Parigi, affogato nella bruma fangosa dopo essere stato alcova per qualcuno del gruppo e mai più restituito all’ignaro proprietario.


Alcune altre dimenticate, o meglio ricordate troppo tardi, posso accennarle qui.
L’addio al celibato nel piazzale di Monte Berico.
Quella notte d’estate giocammo a calcetto sparando pallonate e gridando, fino a quando uno di noi si arrampicò nel pennone più alto per guardare il panorama. Tutti si zittirono, lasciando rotolare il pallone calciato dal futuro sposo con l’inguine depilato, come da tradizione.
Qualcuno andò a riprendere la palla e scoprì un panorama più interessante dentro un’auto appartata in prossimità di una fontanella.
Accanto all'unica fontanella del grande piazzale era parcheggiata, discreta, un’auto, con a bordo una coppia. Tutti accorsero per la foto ricordo dell’addio al celibato con sfondo di giovani amanti. Le nostre intenzioni erano innocue, ma lo sapevamo solo noi.
Lei, nuda, cercava di coprirsi e difendersi dai nostri sguardi. Lui spavaldo ci spiazzò tutti: uscì nudo, ci salutò e con indifferenza si diresse alla fontanella, non per bere, ma per lavarsi. Ci distrasse quel tanto che bastò alla fanciulla per rivestirsi. Molto astuto.

Probabilmente i frati, o le suore, chiamarono la polizia che arrivò in due pattuglie, senza sirene, solo con i lampeggianti.
Arrivarono un attimo dopo che i due giovani si erano allontanati applauditi da tutti noi. I poliziotti ci chiesero i documenti, videro il pallone, capirono la situazione e se ne andarono convinti che in fondo fossimo innocui.

Ci invitarono ad andare a casa, oppure via da lì, ma soprattutto a non fare cretinate pericolose. Non si accorsero del pazzo sul pennone, precursore dell’uomo ragno. Aspettammo la sua discesa, poi lo depilammo in silenzio per punizione.

Non fu però l’unica arrampicata del gruppo. La più famosa avvenne in occasione della ristrutturazione del campanile del nostro paese. 




Qualcuno, un sabato notte, salì fino alla fine dell’impalcatura. Alla mattina iniziarono le messe e i fedeli notarono con sorpresa una grande bandiera dei pirati sventolare sulla punta del campanile trasformato nel pennone di una fantastica galera.

Altra storiella tralasciata per dimenticanza fu quella del viaggio a Busto Arsizio in Fiat 700 per conoscere Mani Tese. Viaggio lungo, che richiese pazienza e tappe forzate a causa di un intenso odore di pecorino rancido.

La Fiat 127 veniva usata per trasportare i prodotti da vendere nel negozio del papà di uno di noi e una piccola forma di pecorino si era persa. Nel lungo viaggio sotto il sole estivo, quando ancora non esistevano i condizionatori, il pecorino diede il meglio di sé.

E poi ci sarebbe da raccontare di un lampione che si spense al passaggio di un’auto mentre noi stavamo per... Ma qui il rischio è troppo e mi fermo.

Ormai il libro è scritto e l’editor incombe, e per il momento tace.

...tace.